Post by martaPost by felix.Post by martaPost by felix.Post by martaPost by PolesanoMarito al mare e moglie in citta'?
Ma si e' proprio rovesciato il mondo!
Vero..lo dico anch'io che è un'ingiustizia.
ma per tenere la pargola in vacanza due mesi e nonlasciare mai sole le
nostre vecchiette di casa.. facciamo le ferie separate..
però..lasciatemelo
dire...che palle
E' una esclamazione frequente anche quando vai al mare` da sola? PPP
ciaofelix:-)
Mi e' venuta spontanea ed irrefrenabile, prendila come hai fatto!
Post by martacmq si, da sola mi annoio
Comprensibile! ciaofelix:-)
figurati se mi offendo..non ci penso proprio
cmq..scherzi a parte, sembre che lo faccia apposta..mentre ciacolavo con
voi, si è bruciata una lampadina e si é ROTTA LA LAVASTOVIGLIE!!!! Questa si
che è una disgrazia !!
Mi ricorda sempre il mio povero zio Podger. Non si è mai visto un
trambusto come quello che accadeva in casa di mio zio Podger quando
egli si disponeva a eseguire qualche lavoro domestico. Per esempio,
c'era un quadro arrivato fresco dal corniciaio, ritto contro una parete
della sala da pranzo, in attesa che qualcuno lo appendesse; la zia
Podger domandava che cosa si doveva fare con quel quadro, e lo zio
Podger rispondeva:
"Oh, lascia fare a me. Nessuno se ne preoccupi, nessuno. Ci penso io."
Allora si toglieva la giacca e cominciava. Mandava la domestica a
comperare sei pence di chiodi, poi la faceva raggiungere da uno dei
ragazzi per dirle quanto dovevano essere lunghi; e da quel momento, a
poco a poco, mobilitava tutta la famiglia.
"Tu vammi a prendere il martello, Will" gridava "e tu portami la riga,
Tom; mi occorrerà la scaletta, e sarà meglio portarmi anche una sedia
di cucina; ehi, Jim, corri dal signor Goggles e digli: "Il babbo le
manda tanti saluti e spera che stia meglio della sua gamba e dice se
può prestargli la sua livella". Tu, Maria, non te ne andare perché
avrò bisogno di qualcuno che mi regga il lume; e quando la ragazza
ritorna, bisognerà che esca di nuovo a prendere un pezzo di cordone da
quadri; Tom!... dov'è Tom?... Tom, vieni qui; tu mi porgerai il
quadro."
Allora, lo zio sollevava il quadro, se lo lasciava sfuggire di mano e
il quadro usciva dalla cornice; lui tentava di salvare il vetro e si
tagliava un dito; dopo di che, si metteva a saltellare per la stanza,
alla ricerca del proprio fazzoletto. Non riusciva a trovare il
fazzoletto perché era nella tasca della giacca che si era tolto e lui
non sapeva dove l'aveva messa e tutta la famiglia doveva sospendere la
ricerca degli utensili per mettersi alla caccia della giacca; intanto,
lui continuava a girare come una mosca senza testa, ostacolando le
ricerche.
"Insomma, non c'è proprio nessuno in tutta la casa che sappia dov'è
la mia giacca? Non ho mai visto gente simile, in vita mia, parola
d'onore. Siete in sei e non riuscite a trovare la giacca che mi sono
tolto appena cinque minuti fa! Roba da matti..."
In quel momento, si alzava dalla seggiola su cui, frattanto, si era
lasciato cadere, e scopriva di essere stato seduto proprio sulla
giacca.
"Ormai, potete smettere di cercarla!" gridava allora. "L'ho trovata da
solo. Se aspettavo che me la trovaste voialtri, tanto valeva che mi
rivolgessi al gatto!"
Quando poi si era sprecata una mezz'ora per medicargli il dito, si era
provveduto un vetro nuovo, e gli utensili, la scaletta, la seggiola e
la candela erano stati portati in sala, lo zio Podger faceva un altro
tentativo, mentre tutta la famiglia, compresa la cameriera e la donna
di fatica, gli formava attorno un semicerchio, pronta ad aiutare. Due
persone dovevano tener ferma la sedia, un'altra doveva aiutarlo a
salirci sopra e dargli una mano per stare in equilibrio, una quarta gli
porgeva il chiodo, una quinta il martello, e lui prendeva il chiodo e
lo lasciava cadere.
"Ecco!" diceva in tono esulcerato "adesso, se n'è andato il chiodo."
Noi dovevamo inginocchiarci tutti per esplorare il pavimento e cercare
il chiodo, mentre lo zio brontolava e domandava se lo avremmo costretto
a stare lassù tutta la sera.
Finalmente, si trovava il chiodo, ma intanto lui aveva perso il
martello.
"Dov'è il martello? Dove ho cacciato il martello? Accidenti! Ve ne
state lì in sette, a bocca aperta, e non sapete dove ho cacciato il
martello!"
Si trovava il martello, ma lui, intanto aveva perso di vista il segno
che aveva fatto sulla parete per piantarci il chiodo; a uno a uno,
salivamo tutti accanto a lui, sulla sedia, per vedere se ci riusciva di
trovarlo; ognuno lo scopriva in un posto diverso, e lo zio ci dava
degli imbecilli e ci ordinava di scendere. Prendeva la riga, misurava
daccapo, constatava che il chiodo doveva distare dall'angolo la metà
di settantacinque centimetri e sette millimetri, tentava di fare il
calcolo a memoria e andava fuori dai gangheri.
Ognuno di noi tentava, allora, di fare lo stesso calcolo a memoria, ma
tutti arrivavamo ad un risultato diverso e ci deridevamo a vicenda. Nel
trambusto generale, ci si dimenticava il numero originario e lo zio
Podger doveva riprendere la misura.
Questa volta, si serviva di un pezzo di spago, ma, al momento critico,
quando, da quel vecchio tonto che era, si stava sporgendo dalla sedia a
un angolo di quarantacinque gradi e tentava di raggiungere con la mano
un punto che era almeno una spanna più in là del massimo cui poteva
arrivare, lo spago gli sfuggiva dalle dita, e lui piombava sul
pianoforte e produceva un efficace effetto musicale, colpendo i tasti
simultaneamente con la testa e col corpo.
La zia Maria diceva che non poteva permettere ai bambini di rimanere ad
ascoltare il linguaggio dello zio Podger.
Finalmente, lo zio riusciva a fissare di nuovo il punto dove andava
piantato il chiodo, vi appoggiava la punta del chiodo con la sinistra e
prendeva il martello con la destra, ma al primo colpo si schiacciava il
pollice, dopo di che, con un grido di dolore,lasciava cadere il
martello sui piedi di qualcuno.
La zia Maria osservava blandamente che se un'altra volta lo zio Podger
si fosse sognato di piantare un chiodo nel muro, lei si augurava che la
preavvisasse, dandole il tempo di prendere le sue misure per andare a
passare una settimana con sua madre, intanto che si compiva l'impresa.
"Oh, voialtre donne fate sempre un gran cancan per ogni nonnulla!"
ribatteva lo zio Podger, riprendendosi. "A me piace tanto fare qualche
lavoretto in casa."
Poi, compiva un altro tentativo e, al secondo colpo, il chiodo
penetrava tutto intero nell'intonaco e la testa del martello gli andava
dietro per metà, cosicché lo zio Podger veniva proiettato contro il
muro con una forza sufficiente ad appiattirgli il naso.
Naturalmente, dovevamo rimetterci alla ricerca della riga e dello
spago, e lui faceva un altro buco; verso la mezzanotte, il quadro era
attaccato... storto e malsicuro, mentre la parete per qualche mero
all'intorno aveva l'aria di essere stata grattata con un rastrello; e
tutti eravamo stanchi morti, depressi... tutti, a eccezione dello zio
Podger.
"Ecco fatto!" esclamava, saltando pesantemente dalla sedia sui calli
della donna di fatica e, osservando la devastazione compiuta, con
palese orgoglio. "Diamine, tanti altri avrebbero chiamato un operaio
per fare un lavoretto di questo genere!"
ahahahah..carina..