Post by FritzMi ha fatto notare mio padre che gli adattatori schuko-spina italiana
tipo
(http://www.arteleta.it/it/prodotti/spinotteria_e_multiprese/adattatori/adattatore_schuko_16a_rl_9288)
Quella di questa foto e' una 16A italiana --> Schuko
Ecco l'altra:
http://www.arteleta.it/it/prodotti/spinotteria_e_multiprese/adattatori/adattatore_schuko_10a_rl_9287
Post by Fritzsia con spina italiana da 10A sia da 16A hanno sempre lato schuko
l'indicazione MAX 1500W !?!?!
Sono quindi tutti fuori legge?
Nello specifico, premettiamo che la legge non dispone nulla sul dettaglio
tecnico, ma si limita a prescrivere che tutto deve essere fatto
"a regola d'arte" oppure "secondo lo stato dell'arte", che e' un modo per
dire, che a decidere sara' il consenso degli operatori piu' qualificati
del settore.
E non potrebbe essere altrimenti, perche' l'aula parlamentare non e' il luogo
adatto per decidere se 2+2=4 e magari, per ragioni politiche, si deliberasse
diversamente. Notare che e' cosi' in tutto il mondo civilizzato.
La legge inoltre prevede che non si debba ogni volta porre l'esecuzione fatta
alla verifica del consenso qualificato citato, ma se si aderisce,
dichiarandolo in modo esplicito in un documento, di avere eseguito il
lavoro o la costruzione in modo *conforme* a linee guide stabilite in
precedenza dal consenso qualificato, si considera tale esecuzione come
fatta nel rispetto della regola d'arte. Avrete che capito che le linee guida
citate prendono il nome di "normativa" e che il documento, in Italia, non e'
altro che la "dichiarazione di conformita'" (e per favore smettetela di
scambiarlo per un "certificato"! E' una dichiarazione UNILATERALE
dell'esecutore, non un documento stilato da un organismo di controllo.
Quello che puo' essere assimilato ad un "certificato" e' al massimo la
"dichiarazione di rispondenza"). In Italia va per la maggiore la normativa
del Comitato Elettrotecnico Italiano, ma con l'adesione dell'Italia alla UE,
sono valide, e quindi applicabili, sul territorio italiano, tutte le normative
prodotte da associazioni e comitati "sancite" dalla legge di uno dei stati
soci.
Ecco il testo esatto, dal DM 37/2008:
Art. 6 - Realizzazione ed installazione degli impianti
1. Le imprese realizzano gli impianti secondo la regola dell'arte, in
conformita' alla normativa vigente e sono responsabili della corretta
esecuzione degli stessi. Gli impianti realizzati in conformita' alla vigente
normativa e alle norme dell'UNI, del CEI o di altri Enti di normalizzazione
appartenenti agli Stati membri dell'Unione europea o che sono parti contraenti
dell'accordo sullo spazio economico europeo, si considerano eseguiti secondo
la regola dell'arte.
Evidenzio: "dell'UNI, del CEI *> o <* di altri Enti di normalizzazione"
cioe' e' stato usato il congiuntio "o", che indica una alternativa.
Inoltre ne segue che se l'esecutore e' anche un operatore qualificato, esso
puo' definire progettualmente in modo diverso dalle normative, ovviamente
se giustifica le ragioni tecniche. Ovvero, non gode della presunzione
automatica di esecuzione a regola d'arte, ma deve documentare le sue
ragioni tecniche per avere scelto un modo alternativo. Questo accade
tipicamente nell'industria, o con grossi impianti, quindi le aziende
elettriche, etc. Ovviamente tale procedura non e' usuale per piccoli
impianti, come quelli domestici.
Questa lunga premessa e' necessaria per comprendere che cio' che vedete in
casa o acquistate non e' scritto nella pietra, e spesso e' giustificato da
mere ragioni di opportunita'.
Se legge nella pagina che lei ci ha indicato, trova alla fine della
descrizione:
"costruito secondo CEI 23-5, CEI 23-16, CEI 23-50"
quindi per capire se tale spina e' fuori LEGGE occorre verificare le
normative elencate. Se la spina le rispetta, non e' fuorilegge.
Per intenderci il "23" sta per il comitato "CT 23 - Apparecchiatura a bassa
tensione", di cui un sottogruppo discute su "le spine e le prese per uso
domestico e similare".
A mio parere, tutta la questione ruota intorno alle protezioni che trovate
nei vostri impianti elettrici. Mi pare che, a tale proposito, ci siano due
correnti di pensiero:
a) quella per cui le protezioni servono a proteggere l'impianto (in linguaggio
sboccato: per "parare il c... all'installatore)
b) quella per cui le protezioni servono a garantire all'utilizzatore alcune
certezze, in termini di sicurezza
Quella di cui alla a) pare essere quella imperante oggi (alcuni
installatori tirano cosi' l'elastico, da andare anche fuori norma).
Ovvero a) le protezioni sono li' per proteggere l'impianto (insomma, i cavi)
e quindi vanno dimensionati a seconda dei cavi posati.
Ovvero b) le protezioni sono li' per garantire al fruitore che da quella
spina non uscita' una corrente maggiore di quella che e' tollerato
usando cio' che viene venduto in commercio rispettando le normative.
E sospetto che la questione nasca principalmente dalla scelta, discutibile,
fatta da troppi installatori, di proteggere la presa bipasso 10A/16A con
un magnetotermico da 16A.
Il ragionamento fatto e' che se i cavetti sono da 2,5 mmq (usualmente) fino
alla presa bipasso, quello che accade dopo e' tutta colpa del cliente.
Nelle varie discussioni, ho chiesto allora se mettendo cavetti da 4 mmq
(per esempio per ridurre le perdite resistive sulle tratte lunghe), allora
era giustificato installare un magnetotermico da 25A. A questo punto mi
si ribatteva: ovviamente no, perche' occorre anche proteggere la presa,
che sopporta al massimo 16A. Bene, replicavo, cosi' anche la presa
installata dall'elettricista va protetta con lo stesso magnetotermico.
Ebbene, quale e' la portata dei ricettacoli della presa bipasso
posizionati per accogliere una spina da 10A (cioe' con 4mm di diametro
dei perni) ?
Ovviamente l'unica risposta sensata e' che quei ricettacoli non portano
(in base alla superficie di contatto) piu' di 10A.
E quindi la presenza di un magnetotemico da 16A e' garantito che
surriscaldi i ricettacoli da 10A, qualora il carico superi questo valore.
Nota: tra l'altro i ricettacoli della spina da 10A di una presa
bipasso, in genere sono ricavati dalla stessa lametta che porta il 16A,
quindi non puo' essere ugualmente "avvolgente" come quella di una
presa solo 10A ... ma questo e' un dettaglio nella costruzione che
riguarda piu' che altri i marchi economici. Ovviamente il calcolo fatto
dal costruttore e' di una determinata lunghezza di contatto che compensi
il minore settore. Ma se avete provato a smontare ed osservare in
sezione come entra una spina con tanto di collarino antiscossa, vedrete
che non e' raro che una parte della superficie di contatto della presa
e' sprecata perche' appoggia contro il collarino isolante alla base
della spina.
Domanda: ma, occorre una condizione di guasto, per spingere la corrente
assorbita oltre i 10A ?
Risposta: niente affatto, basta acquistare una adattatore da 10A a 16A e
poi collegarci un apparecchio da oltre 2 kW di potenza, magari pure
con una discreta reattanza, ovvero con un cosfi lontano dall'unita'
(tipo un cosfi=0,6).
E cosi' abbiamo la ricetta per il disastro assicurato, senza teorizzare
alcun guasto. A questo problema ci sono due soluzioni possibili:
1) quella prescrittiva: stampiglio una MAX 1500W (che, se fosse un
carico con una cosfi di 0,65 mi presenta la stessa corrente di un
carico da 2300W) e lascio la questione alla abilita' di mettere a
fuoco e leggere del compratore
2) quella preventiva: installo un fusibile nell'adattatore o spina
che limita la corrente al valore massimo accettabile.
Personalmente preferisco la seconda soluzione:
https://en.wikipedia.org/wiki/AC_power_plugs_and_sockets:_British_and_related_types#/media/File:Three_pin_mains_plug_%28UK%29.svg
dove, a destra nel disegno, indicato dal numero 5, vedete che dentro la
spina c'e' un fusibile tarato per quello che la spina puo' portare.
E' interessante anche capire come mai, gli inglesi hanno scelto tale
soluzione: usando il riscaldamento elettrico, i loro impianti elettrici
sono cablati per portare 32A, oltretutto con le dorsali formate ad
anello (per aumentare la capacita' di distribuzione del carico).
Ovviamente con magnetotermici da 32A. Per evitare i costi
di impianti duplicati (forza motrice, luce, micro apparecchi), hanno
optato per la banale soluzione del fusibile. Senza necessita' di
utilizzare prese e spine di tipo industriale (le uniche plausibili
con una portata di 32A). Cosi' abbiamo l'abatjour o la radiolina, con
cavetti da 2x0,5 mm2, perfettamente sicuro perche' nella spina c'e' un
fusibile da 3A.
Naturalmente, nulla impedisce a qualche consumatore pazzo di metterci
un fusibile da 32A o peggio, un filo di rame. Ma questo e' un atto
deliberato del consumatore. Diversamente, in Italia, anche la casalinga
ligia alle regole e norme, che vuole fare tutto in sicurezza, puo'
vedersi la spina prendere fuoco, senza che capisca la ragione.
Ha semplicemente collegato nel modo sbagliato quello che ha trovato
regolarmente in vendita, con tanto di prestigiosi marchi nazionali,