Vi sono quattro tipi principali di nagura (pietre per l’affilatura): botan
(ボタン), mejiro (目 白), tenjou
(天上) e koma (コマ o 細) . La Botan è costituita da particelle grossolane, e
leviga velocemente grandi quantità di acciaio durante l’affilatura. La
tenjou e la mejiro possiedono particelle fini (コマ o 细). Le botan a volte
presentano inclusioni assimilabili a piccoli punti neri noti come “occhi di
sabbia”. Le nagura sono costituite da un tipo di quarzo denominato tufo
riolite. Questa è una roccia vulcanica acida formatasi da un processo
deposizionale della cenere in seguito alle eruzioni vulcaniche.
La successione delle pietre durante l’affilatura è la seguente: botan
(grossolana), una mejiro (fine) oppure una tenjou (fine). Solitamente quando
la fanghiglia che si forma durante il processo di affilatura diventa più
scura indica il momento di passare alla nagura successiva. Solo passando il
filo del rasoio sull’unghia del pollice ci permette di capire l’aggressività
della lama. Il potere abrasivo in presenza di fanghiglia aumenta perché i
cristalli vengono rilasciati sulla superficie della pietra e quindi presenti
in forma più efficace.
Tra le pietre giapponesi per la finitura honyama vi sono le maruka che
possono essere gialle, rossastre, blu e bianche. Un tempo le gialle erano
considerate le migliori ma dopo attente analisi ci si e’ accorti che l’abrasivo
presente in tutte le pietre e’ lo stesso e che, in realtà, il tipo di
levigatura era simile a quello delle altre pietre. Altre pietre molto buone
per la finitura sono le ozaki di montagna, sono di colore grigio scuro. Si
raccomanda di lappare accuratamente tute le pietre giapponesi per l’affilatura
e, nel caso di quelle per finitura sopra citate, di rimuovere tutte le
intrusioni color porpora e/o color pelle. Queste intrusioni, molto dure,
rischiano di scheggiare il filo del rasoio.